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NOSport giovedì 16 marzo 2017 ore 06:13

​A Barcellona l’impossibile diventa realtà

il Paris Saint-Germain annientato: 6-1.



BARCELLONA — 6-1. Sembra un risultato del tennis, da Roland Garros. Ma a Parigi non ci sono le stelle della terra rossa, ma solo le lacrime dei tifosi del PSG, privati del passaggio ai quarti di finale di Champions League da una rimonta clamorosa del Barcellona. Dopo il roboante 4-0 casalingo dei parigini all’andata in pochi si aspettavano un capovolgimento di fronte così repentino nel match di ritorno, data la schiacciante superiorità dimostrata al Parco dei Principi dalla squadra allenata da Unai Emery. Ma i catalani non sono tipi che si arrendono facilmente. Ai giornali che avevano già sancito la fine di un ciclo che aveva portato all’ombra della Sagrada Familia decine di trofei, l’allenatore Luis Enrique aveva dichiarato di poter segnare anche sei gol al ritorno. Tra le risate ironiche di sapientoni e tifosi avversari, i campioni in carica della Liga hanno preparato l’assalto alla diligenza chiamata PSG. L’atmosfera è elettrica, i tifosi ci credono, il Camp Nou è pronto a sostenere fino all’ultimo i propri beniamini. Un catino infuocato da 100.000 persone attende mercoledì 8 marzo il PSG, chiamato a confermare lo strapotere dell’andata sotto gli occhi di un popolo intero stretto intorno alla propria squadra, simbolo dell’orgoglio nazionale catalano. Messi-Neymar-Suarez. Il tridente delle meraviglie del Barcellona, annichilito all’andata da una monumentale difesa parigina, si deve prendere sulle spalle la squadra, trascinarla al riscatto dall’onta subita in terra francese. Ed è proprio il Pistolero uruguagio ad aprire le danze dopo soli due minuti, stacco di testa su incertezza del portiere del PSG, primo mattoncino per la rimonta. Rotto il ghiaccio, il Camp Nou ci crede, incita i propri eroi, che stringono i transalpini nella propria metà campo e raddoppiano con una magia di Andres Iniesta, abilissimo a liberarsi di un avversario e tirare in porta con un tacco volante, una deviazione maldestra di Kurzawa fa il resto. Servono due gol per andare ai supplementari, uno lo infila la Pulce Leo Messi su rigore in apertura di secondo tempo. Il PSG però si rialza e, dopo un palo di Cavani, lo stesso attaccante uruguagio gonfia la rete blaugrana con un bolide da centro area. Finita? Sembra di sì. Al Barcellona servirebbero tre marcature per qualificarsi ai quarti di finale, i più rassegnati tra i tifosi catalani lasciano già lo stadio, la mission impossible sembra fallita. E la perfetta punizione infilata in rete da Neymar a due minuti dalla fine pare utile solo per le statistiche. Ma il Camp Nou, che non ha mai smesso di incitare la squadra, esulta al 90’, contatto dubbio in area tra Marquinhos e Suarez, l’arbitro Aytekin assegna il penalty ai blaugrana, insaccato dal solito Neymar. Ora è guerra contro il cronometro, il Barça dà tutto. Il PSG si chiude a riccio, provando a scacciare i fantasmi che stanno incombendo sulla porta di Trapp. Ma l’incubo si concretizza per l’11 di Emery all’ultimo respiro, cross di Neymar sul quale si fionda Sergi Roberto, prodotto del vivaio, già bersaglio di molte critiche per la prestazione disastrosa dell’andata. Il terzino catalano brucia una difesa parigina pietrificata, spedisce il pallone in rete e fa esplodere la gioia dei 100.000 del Camp Nou, il cui boato genera addirittura una scossa di terremoto! E qui si entra nella leggenda. S’ha demostrat que mai ningu no ens podrà torcer, (è stato dimostrato che mai nessuno ci potrà piegare) recita il Cant del Barça, l’inno blaugrana. Mai parole furono più adatte per descrivere quest’impresa epica, destinata a fare la storia del calcio.

Lorenzo De Carlo

4A Liceo Classico XXV Aprile - Pontedera


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