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NOSnews sabato 23 maggio 2020 ore 10:48

Antonella racconta la sua ricerca contro l'antrace

Antonella Fioravanti - Foto di Piotrek Kolata

Antonella Fioravanti è la microbiologa pratese che in Belgio ha ricevuto il riconoscimento come giovane scienziata più promettente dell'anno



BRUXELLES — L'Accademia reale delle scienze del Belgio ha conferito alla microbiologa pratese Antonella Fioravanti il premio come più promettente giovane scienziata dell'anno per una ricerca sul batterio che provoca l'antrace (qui l'articolo). Per la prima volta il riconoscimento è stato assegnato ad una ricercatrice straniera.

Antonella che in poche ore è stata raggiunta da centinaia di telefonate e complimenti sui social ha raccolto l'invito di QUInos a raccontare il suo percorso e la ricerca che le è valsa il premio.

Antonella Fioravanti, pratese, classe 1983, muove i suoi primi passi da Firenze?

"Mi sono laureata in Biotecnologie Mediche nel 2010 all'Università di Firenze con 110 e lode con encomio attraversando il momento più delicato della didattica universitaria, il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento che ha scombinato piani e materie ed ha richiesto grande dedizione. La specialistica è stata una bella esperienza ed una grande soddisfazione personale. Poi mi sono trasferita a Lille e successivamente in Belgio".

Perché hai lasciato l'Italia?

"Non mi sento un cervello in fuga, L'eccellenza esiste in ogni Ateneo ed in ogni laboratorio. La carriera dello scienziato, in particolare, ha nella sua natura il bisogno acquisire nuove conoscenze e nuove tecniche e questo lo si può facilmente fare cambiando e confrontandosi con nuove realtà. Alcune nozioni e strumenti che occorrono per poter affrontare un determinato percorso di ricerca possono mancare dove lavoriamo abitualmente e da qui la necessità di esplorare, curiosare, parlare e percorrere altre strade. In questa professione, come sempre nel lavoro, occorre confrontarsi con realtà differenti, creare collaborazioni fra gruppi di ricerca e per poter arrivare a vedere ed affrontare i problemi su cui stiamo lavorando in maniera diversa".

Il Belgio ti ha offerto questa opportunità?

"Ho avuto un’intuizione e il desiderio di fare una ricerca ben precisa. Il mio lavoro consiste nell'individuare un problema ed identificare le possibili soluzioni. Per mettere in atto il progetto di studio che volevo conseguire mi serviva una tecnologia che qui in Belgio è stata scoperta e messa a punto, ho contattato quindi il Centro di Ricerca ed il mio professore e sono arrivata in laboratorio".

Sei conosciuta oggi come la biologa che ha fatto una ricerca sull'antrace ma come racconteresti il tuo lavoro se lo dovessi spiegare a degli studenti?

"Uh che bello, questo mi piace molto. Partiamo dai batteri che sono degli organismi unicellulari ed il loro mondo finisce con la loro pelle, la membrana. Molti batteri, fra cui tanti patogeni, hanno delle armature proteiche, delle corazze fatte di proteine. La mia idea era molto semplice; volevo distruggere quest’armatura e vedere se era possibile indebolire il batterio. Studiare le proteine che compongono l'armatura è molto difficile perché si organizzano e si assembrano anche senza il batterio. Immaginiamo un supereroe con la sua armatura, adesso pensiamo all'armatura che si muove autonomamente, qualsiasi cosa accada al supereroe. Per poterla controllare dobbiamo studiarla. Poter controllare un qualcosa in vitro (in condizioni di laboratorio) è necessario per trattarla anche dal vivo, altrimenti non possiamo colpirla o distruggerla veramente. Fino a qualche tempo fa si pensava che questa corazza non si potesse distruggere, in Belgio però è stato fatto uno studio su dei nano anticorpi, i cosiddetti "Nanobody" da cui ho avuto l'idea. Immaginiamo il sistema immunitario come una caserma che invia degli agenti a fermare il batterio che viene arrestato. Gli anticorpi generalmente sono molto grandi, ma ci sono anche anticorpi, ad esempio nei lama o nei cammelli, ai quali possiamo immaginare di poter staccare le sole manette degli agenti. Questo frammento di anticorpo, il Nanobody, si può infilare nella corazza ed intaccarla, bloccandone l'assembramento. Se riusciamo a produrre nano anticorpi che vanno all'interno della corazza possiamo smontarla ed arrivare al batterio".

L'intuizione è risultata vincente

"Dopo tanto lavoro è stata veritiera, sono riuscita a produrre il nano anticorpo che è riuscito a smontare la corazza. Adesso possiamo intaccare il batterio e la terapia ha dimostrato che gli animali guariscono dall'infezione. Si tratta di una scoperta che può aiutare non solo gli animali ma anche l'uomo".

E adesso?

"A Bruxelles esiste un centro di eccellenza che detiene il primato della ricerca Nanobodies ma ci sono gruppi di scienziati in tutto il mondo che già collaborano con il Belgio. Il bello delle scoperte scientifiche è che una volta messe a punto diventano di tutti".

Oggi sei ricercatrice alla Vrije Università di Bruxelles, senti di aver intrapreso il percorso di studi che desideravi?

"Ringrazio l'Università di Firenze per quello che mi ha offerto, anche se è stata dura data la mole di esami teorici che il percorso di studio aveva. Molti colleghi stranieri accorciano i tempi di studio con più ore di laboratorio e meno libri da studiare ma il bagaglio culturale che offre il nostro sistema didattico è prezioso. Un dottorato in Italia lo finisci magari a 30 anni in Belgio finisci prima, siamo più vecchi di partenza ma al confronto la nostra conoscenza ci permette di tenere testa davanti a tante sfide. Il mestiere dello scienziato lo possiamo fare in qualunque parte del mondo e la Scienza rimane tale ovunque e sempre, se oggi arrivasse un meteorite ad azzerare il genere umano, gli scienziati del futuro a distanza di tempo arriverebbero alle stesse conclusioni".

Gli studenti toscani ti guardano con ammirazione

"Vorrei veramente rivolgere a tutti i ragazzi un messaggio di fiducia nel nostro sistema scolastico dove il sacrificio spesso sembra più grande delle soddisfazioni. Oggi sono una mamma con una bimba di 20 mesi e non è banale vivere all'estero, soprattutto con quanto accaduto in questi mesi segnati dalla pandemia. Dietro ogni scienziato o scoperta c'è sempre una vita reale fatta di affetti e di scelte. Dietro ogni risultato c'è la stessa vita. Servono coraggio, testa e tanta determinazione per crescere e le soddisfazioni poi arrivano".

L’antrace è una malattia mortale ed il Bacillus anthracis, il batterio che causa l'infezione, era tra i più temuti tanto da essere utilizzato come arma biologica per il bioterrorismo. Grazie alla ricerca di Antonella i frammenti di anticorpo aprono un nuovo capitolo nella lotta contro i batteri che provocano le infezioni causate da batteri che si proteggono da questo tipo di armature. Alla ricercatrice spetta adesso scoprire se il metodo può essere replicato contro altri tipi di batteri corazzati.


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