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NOScienza lunedì 26 giugno 2017 ore 10:39

Il mare toscano: balneabilità e pesca

L'ARPAT, squali e specie aliene.



LIVORNO — Abbiamo intervistato il dott. Fabrizio Serena, per tanti anni dirigente del settore “Area Mare” di ARPAT e ricercatore di livello europeo.

Si è ormai aperta la stagione balneare. Dalle vostre rilevazioni, dott. Serena, come si può dire che sta il nostro mare?

La Stagione balneare, di fatto, quest’anno si è aperta in anticipo. Il compito di controllare la qualità del nostro mare è assolto dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente della Toscana (ARPAT), attraverso un accurato lavoro di monitoraggio dei comportamenti di persone e istituzioni nei confronti dell’ambiente. Salute del mare e qualità delle acque di balneazione sono strettamente legate al comportamento dei cittadini e soprattutto delle industrie, entrambi responsabili, se pur in misura diversa, dell’inquinamento. L’ARPAT presidia il territorio e le coste con controlli quotidiani e, laddove si evidenzino situazioni critiche, svolge il compito di indicare le soluzioni da adottare per correggerle, arrivando alla denuncia alla magistratura nei casi previsti dalla legge.

Anche grazie a quest’azione di prevenzione la costa toscana anche quest’anno è in condizioni generalmente buone. Restano solo uno o due punti critici in oltre 600 km di costa e pertanto si può affermare che un bagnante che dovesse “bere” un po’ di acqua di mare può stare tranquillo.

Recentemente si è parlato della cattura di uno squalo davanti a Livorno e ci sono notizie sulla presenza di cosiddette "specie aliene". Cosa può dire a questo proposito?

Le specie aliene sono monitorate da organismi di ricerca internazionali. In Italia, oltre ai Centri universitari specializzati anche il Sistema delle Agenzie di Protezione Ambientale di cui fa parte l’ARPA Toscana si occupa della biodiversità marina e, in quanto biologo, sono stato incaricato dall’Agenzia di controllare lo sviluppo di possibili specie aliene nel nostro mare. In ambito nazionale questo progetto è legato all’applicazione della direttiva europea denominata “Marine Strategy” che ha come priorità proprio la biodiversità marina. L’ARPAT ha scoperto che anche nel mare toscano ci sono delle specie aliene: pesci, crostacei, molluschi e alghe.

Quanto alla presenza di squali nel nostro mare questi non sono da considerare “specie aliene” essendo presenti da sempre nel Mar Mediterraneo. Quando si parla di squali, nell’accezione della FAO, si intendono tutti gli squaliformi (i raiformi, i batoidei…) e sono tra gli animali più vecchi fra quelli ancora oggi viventi (i primi squali risalgono a circa 400.000 anni fa!).

Con l’apertura del canale di Suez sono entrate nel Mediterraneo due o tre specie di pesci cartilaginei che possono essere considerate aliene. Altre specie possono essere venute dall’Atlantico come il Batoideo e la Taeniura, una grossa Razza di cui alcuni esemplari sono stati pescati accidentalmente a Quercianella nei primi anni 2000. La più grande pesava oltre 50 kg con un diametro di circa 80 cm. La presenza di quegli esemplari nelle nostre acque testimonia che è in atto il processo di “meridionalizzazione”, dovuto al riscaldamento delle acque superficiali che, anno dopo anno, si sposta sempre verso nord.

In questa situazione quale può essere il ruolo della pesca e dei pescatori?

In effetti, è difficile dire se le attività di pesca, mirate allo sfruttamento intensivo delle risorse ittiche (sia autoctone sia alloctone) possono essere utilizzate nell’ottica di un’equilibrata gestione della biodiversità.

Il ruolo dei pescatori potrebbe essere quello di “sentinelle del mare”. Infatti se l’ARPAT è riuscita ad avere un quadro della situazione delle specie aliene nel mare toscano è, in gran parte, merito loro che ci informano quando pescano queste specie, permettendoci di poter registrare l’evento e di aggiornarne la casistica, valutandone la biodiversità.

ARPAT, per prima in Italia, ha stabilito (non senza contrasti con l’amministrazione regionale che ci auguriamo siano presto superati), buoni rapporti con i pescatori. Siamo convinti infatti che occuparsi di ambiente non sia solo controllare la balneazione, i fumi dei camini e i rifiuti ma, dato che il mare costituisce da solo il 70% della Terra, il sistema agenziale, sia esso regionale o europeo, per meglio seguire le biodiversità dovrebbe sostenere un sistema di pesca oculato con opportune risposte gestionali. L’Agenzia europea (EEA-European Envirornmental Agency) da sempre segue il settore specifico della pesca. Purtroppo la nostra regione ha spesso disatteso l'impostazione europea facendo prima i controlli e dopo i monitoraggi dei vari parametri, fra cui l’ambiente e la produttività (secondo l'accezione moderna dettata dalla Marine Strategy per il mare). Questi monitoraggi sono invece indispensabili proprio per programmare i successivi controlli.

Ringraziamo e salutiamo il dott. Serena per questa lucida disamina della situazione dell’ambiente marino in Toscana.

Elisa Gini e Rachele Taddei

Classe 4a A Istituto XXV Aprile, Liceo Scientifico, Pontedera


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