NOSpettacoli sabato 15 aprile 2017 ore 05:14
“Thirteen reasons why”: TREDICI
La nuova serie tv targata Netflix che ha commosso la rete.
PONTEDERA — “Thirteen reasons why”, in Italia conosciuta come “Tredici”, è una nuova produzione di Netflix, che, a poche settimane del lancio, avvenuto il 31 marzo 2017, scatena un vero e proprio uragano mediatico in rete. Tutti ne parlano, la critica la acclama, ma perché? Da dove viene questo successo?“Tredici” racconta com’è la vita di Hannah Baker (Katherine Langford) o, più precisamente, perché è finita. Hannah è una diciassettenne americana che, al terzo anno di liceo decide di togliersi la vita. La ragazza prima di morire registra su 7 cassette i 13 motivi che l'hanno portata al gesto estremo. Quando Clay Jensen (Dylan Minette), amico e collega nel lavoro pomeridiano di Hannah, riceve le sette cassette, mettendosi all’ascolto ci fa rivivere gli ultimi mesi di vita della ragazza. Nelle cassette sono raccontate 13 storie relative a diversi compagni e momenti di Hannah e l’alternarsi di momenti di flashback a momenti del presente scandiscono il ritmo della narrazione.“Tredici” ha commosso adolescenti e adulti in ogni parte del mondo, ha sbattuto in faccia a noi ragazzi e ai nostri genitori una realtà brutta anzi brutale, ma purtroppo veritiera.
Ogni adolescente, ciascun giorno della sua vita scolastica, sceglie se indossare la maschera del bullo o se essere l’ennesima vittima di un problema che sta dilagando nei licei. Sì, “Tredici” parla di una ragazza vittima di scherni e di manifestazioni di bullismo, che non ce l’ha fatta. Si è sentita sola in mezzo a una folla di figure ostili e non è riuscita a sopravvivere. Le nostre scuole sono piene di Hannah Baker che ogni giorno continuano ad andare avanti stringendo i denti e cercando di convincersi del fatto che il giorno dopo potrebbe essere migliore, insomma, in fondo chi può sapere che cosa la vita abbia ancora in serbo per noi?“Tredici” vuole essere allo stesso tempo un incoraggiamento e una denuncia. Un incoraggiamento ad aiutare chi ha bisogno, a smettere di deridere chi è o appare diverso, a dare un peso a ogni singola parola, perché ciò che non urta noi, potrebbe ferire un’altra persona; e una denuncia contro chiunque non si sia ancora reso conto della realtà in cui vive, contro chi ancora crede che il bullismo sia una fantasia.
Forse “Thirteen reasons why” deve proprio alla violenza con la quale tratta tali argomenti il suo successo, un successo talmente grande da far partire una petizione avente come obbiettivo l’obbligo di far vedere questa serie nelle scuole, affinché chi fa finta di niente e chi ha paura di vedere apra gli occhio.
Virginia Asya Bacci
4B XXV Aprile - Liceo Classico, Pontedera
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