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NOSpettacoli mercoledì 15 febbraio 2017 ore 22:00

​“Rockin’ 1000”, the biggest rock band on Earth

Intervista a Steve, uno dei 1200 musicisti del megaconcerto “That’s Live”.



VIAREGGIO — Per rispondere a chi, dopo l’articolo su Rockin’1000 di Cesena, ci ha chiesto maggiori notizie sull’evento abbiamo intervistato il cantante Stefano Mannari, in arte Steve, uno dei millini che hanno preso parte ai concerti di Cesena.

Il Rockin’1000 è stata un’iniziativa di Fabio Zaffagnini per portare i Foo Fighters a Cesena. Come sei venuto a conoscenza dell’iniziativa?   Soprattutto per il primo Rockin’1000, nel 2015, è stato grazie al passaparola. L’iniziativa è nata a Cesena e i primi ad aderire sono stati i musicisti del territorio; successivamente questo annuncio si è diffuso in tutta Italia e fuori. Appena io e altri batteristi della mia band viareggina l’abbiamo saputo, abbiamo immediatamente aderito.
Per far parte dei 1000 tu e la tua band avete partecipato a un’audizione?  Dove si è svolta e chi vi ha giudicato? Non c’è stata nessuna vera e propria audizione; Una volta iscritti sul sito abbiamo inviato un video con una nostra performance dal vivo. Un team di esperti, detti “Guru”, hanno esaminato le varie candidature e scelto gli idonei.      Quale aspetto della progettazione del video di “Learn to fly” con i Foo Fighters è stato più difficile da realizzare secondo te?    E’ stato qualcosa mai provata prima, con milioni di incognite. La più grande era se noi “millini” saremmo stati capaci di eseguire il brano “Learn to fly” tutti e 1000 contemporaneamente! Un’altra difficoltà è stato il mixaggio della traccia audio, mentre il montaggio del video è stato più semplice.    Tu hai partecipato a entrambe le iniziative dei 1000, dal video di Learn to Fly al concerto “That’s live”. Puoi raccontarci qualche episodio?    Ne avrei più di mille, ne sono successe veramente di tutti i colori. Nel primo Rockin’1000 il momento che ricordo con maggiore emozione è quello in cui, alla conclusione delle registrazioni, ci siamo abbracciati tutti insieme e ho pensato: “Respira questo momento, goditelo fino in fondo, perché te lo ricorderai per tutta la vita.”  Nel “That’s live” ricordo in particolare l’inizio del concerto, quando gli archi hanno iniziato a suonare “Bitter Sweet Symphony” dopo il countdown del pubblico e siamo rimasti incantati vedendo un mare di 14.000 luci, tante quanti erano gli spettatori nello stadio Manuzzi. E mi ricordo anche il ruggito di quei 14.000 quando mi ha investito frontalmente mentre dalle spalle mi arrivava l’onda d’urto delle batterie. Quello è stato il momento più forte e ho sperato che durasse il più possibile.    Il nome Rockin’1000 deriva dal numero dei musicisti che compongono il gruppo. Conoscevi qualcuno di loro o ti sei presentato da solo? Quali rapporti si sono instaurati con gli altri millini?     Con i miei compagni di band, i “Millennium Bug” (Stefano Mannari, Gabriele Andreucci, Stefano Sarti, Filippo D’Ercole ,Lorenzo Palmerini) e i miei amici della scena musicale Viareggina ci siamo uniti ai “I 1000 rockeggianti” a Cesena, conoscendo così tantissimi altri ragazzi con cui si sono creati dei forti rapporti di amicizia.   Rivedendo per la prima volta i video delle performance, quali sono state le tue reazioni? E quelle dei tuoi compagni di band?     Il giorno dopo il primo Rockin’1000 io e i miei compagni di band giurammo che all’uscita ufficiale del video l’avremmo guardato e goduto tutti insieme. E’ stata un’emozione davvero forte ed è stato strano rivedere gli amici e riconoscere i presenti. La sera stessa, riguardandolo da solo, mi resi conto che avevamo partecipato alla realizzazione di una cosa molto più grande di noi.    Quando è stato proposto il That’s live cosa hai pensato del concerto della “più grande rock band sulla Terra”, come dice il sottotiltolo del concerto? E soprattutto come ti è sembrata l’aggiunta di violini, tastiere e cornamuse?     Quando mi venne proposto il primo Rockin’1000 pensai che sarebbe stato pazzesco e mesi dopo, quando venne annunciata l’idea del concerto, pensai che poter suonare un intero concerto dal vivo in uno stadio pieno di gente sarebbe stata una “figata pazzesca”. Quando poi venne annunciato che sarebbero stati aggiunti violini, tastiere e cornamuse, pensai che sarebbe stato magnifico dare l’opportunità a strumenti che non sono canonici della musica rock di poter prendere parte a questa performance. Le tastiere hanno rivestito una parte particolarmente importante in questi pezzi, ma le cornamuse e i violini ci hanno regalato, a mio parere, i momenti più belli del concerto.    Quale/i canzone/i ti stanno più a cuore di quelle fatte con i 1000?     Il Rockin’1000 è un’unica canzone, “Learn to fly” e io non riesco più ad ascoltarla come facevo prima. L’intero concept della canzone è cambiato dal momento in cui l’abbiamo eseguita con i “millini”. Poi c’è stato “That’s Live” che mi ha permesso di apprezzare e rivalutare molte canzoni come “C’mon Everybody” e “Gold on the ceiling” in cui tutti ci siamo messi a ballare. Quanto a “Better Sweet Symphony” temevamo che potesse essere lenta e melensa, ma invece ci ha regalato i momenti più belli del “Live”.     Il 27 Gennaio la Sony ha messo in vendita il CD e l’ LP del That’s Live. Cosa provi nel sentire la registrazione del concerto dal vivo? Le emozioni sono state le stesse?    No, completamente diverse. Una cosa è trovarsi davanti 14.000 persone che ti ruggiscono nel viso, mentre dietro le spalle hai 250 batterie che ti spettinano a ogni colpo di crash! Tutt’altra cosa è sentirne la registrazione dallo smartphone, dall’autoradio o dallo stereo.    Il CD e That’s Live hanno ricevuto molti complimenti, quelli di Francis Bean Cobain, la figlia di Kurt Cobain (il cantante dei Nirvana deceduto nel 1994) e di Nick Mason, il batterista dei Pink Floyd. Ma vi sono state anche critiche. Cosa pensi di quelli che definiscono il That’s Live un “Karaoke kitch” o “Un’esagerazione”?     Le critiche sono sempre bene accette, sia quelle positive che negative. Quelle negative, se sincere, ti fanno capire dove hai sbagliato e dove puoi migliorare. Ma chi critica Rockin’1000 per essere stato un concerto di cover, o per la scelta dei pezzi e per la finalità degli incassi, non ne capisce il significato. Noi non siamo certo la miglior rock band del pianeta, anzi ci sentiamo una band di “raccattati”, di seconde scelte; una band che non fa brani inediti, ma dopo Rockin’1000 ci piace sentirci un’“orchestra rock” un’orchestra che suona “musica classica moderna” come è stata definita da Claudio Cavallaro, “Guru” delle chitarre.Il motto del Rockin’1000 è: “No more conflicts, stick together and play rock and roll”, cioè: “Stiamo insieme, basta farci la guerra, suoniamo il Rock e Roll”. Chi l’ha criticato non ha capito che lo scopo era ed è di unire le persone.

Elisa Gini e Rachele Taddei

4A Liceo Scientifico XXV Aprile - Pontedera


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