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Le celle a fuoco e le grida dei detenuti: la protesta nel carcere di Guayaquil

NOScorner venerdì 03 marzo 2017 ore 08:35

​La musica di un DJ ha suonato a morto

Il Parlamento italiano alle prese con malati gravissimi.



SVIZZERA — In Italia la discussione in Parlamento sull’eutanasia, parola derivante dal greco “εὔ”(eu): buono e “θάνατος” (thanatos): morte, è aperta dal marzo 2016. Il dibattito, fermo da un anno, si è riaperto soltanto alcune settimane fa negli ultimi giorni di febbraio quando è apparsa sulle prime pagine di tutti i giornali la notizia della morte di Fabiano Antonelli. “Dj Fabo” come dei faceva chiamare era stato trasportato, su sua richiesta, in Svizzera in una struttura dove fosse possibile effettuare il suo “suicidio assistito”; era accompagnato da Marco Cappato, un noto attivista favorevole a questa pratica. A Fabiano, tetraplegico e cieco a seguito di un grave incidente stradale avvenuto nel giugno 2014, lo stato italiano non poteva concedere nessun aiuto e lui si era sentito costretto a “emigrare” per porre fine a quello che lo stesso Antoniani definiva un “inferno di dolore”. In molti si chiedono se sia giusto che uno stato come l’Italia, che si ritiene avanzato, non dia la possibilità ai propri cittadini di decidere cosa fare del proprio corpo. Questa la domanda sorge spontanea di fronte al processo legale che l’accompagnatore di DJ Fabo dovrà affrontare. Viene da chiedersi se un giorno nel nostro paese potranno essere attivate strutture, controllate dallo stato, in cui persone con problemi sanitari gravissimi siano seguiti, alleviando sia il loro dolore sia quello, unito alla sofferenza personale, dei loro familiari, in modo da evitare che sia un impeto suicida a guidare queste persone, come spesso apprendiamo dalle cronache.

Virginia Asya Bacci

4B XXV Aprile – Liceo Classico – Pontedera


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