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NOScorner lunedì 11 settembre 2017 ore 07:28

Una traduttrice all'Air Show

La passione che fa conciliare studio, famiglia e volo.



TIRRENIA, PISA — 20/05/2017. Quel giorno mi trovavo sulla piazza, proprio nel centro di Tirrenia; tra poco sarebbero state effettuate le prove per lo spettacolo aereo dell’indomani; stavano arrivando moltissime persone, molti stands erano stati allestiti per mostrare ai passanti e ai curiosi caratteristiche e peculiarità dell'aereonautica italiana con video e foto riferite a missioni in terre lontane. L’inno di Mameli riecheggiava forte nell'aria, bambini e ragazzi corrrevano elettrizzati qua e là; tutti erano impazienti di osservare le acrobazie delle Frecce Tricolore che tra poco avrebbero volato nel cielo azzurro, sopra il mare.

Io riuscii ad avvicinare lo spazio dove sostavano alcuni piloti e ottenni di poter intervistare Rosalinda, una giovane donna che, come appresi, era diventata “copilota” di aerei, pur senza rinunciare, a costo di qualche sacrificio, a costruirsi una famiglia riuscendo a riservare del tempo anche per sé oltre al lavoro. Ecco come la pilota si racconta:

Mi chiamo Rosalinda, ho frequentato il liceo scientifico sperimentale linguistico a Lucca e dopo il diploma ho frequentato l'università a Pisa per diventare traduttrice di inglese e tedesco. In quel periodo seppi di un concorso per piloti di aerei e decisi di iscrivermi: fu così che così sono diventata copilota sul C-130, un aereo da trasporto tattico militare. L'aereo, un quadrimotore turboelica utilizzato dalla 46^ Aereobrigata di Pisa, è abilitato per il trasporto di materiale, personale, emergenze, aiuti umanitari. Presto, dopo aver completato un altro corso che sto frequentando, passerò da copilota a comandante.

Oltre alla mia laurea come traduttrice, ho dovuto laurearmi anche all'Accademia di aereonautica di Pozzuoli, dopo un corso di quattro anni che comprende oltre che le lezioni teoriche anche tantissime ore di esercitazione in un simulatore di volo a terra. Prima fui fatta volare con piccoli aerei, come ad esempio gli SF-260, poi, gradualmente, passai ad aerei sempre più grandi e ai jet.

Inizialmente per i "novizi" del volo è concesso di volare soltanto in Italia, ma dopo aver accumulato un buon numero di ore di volo possiamo affrontare voli molto più lunghi, sia in Italia che all'estero.

Ho due bambini piccoli, di 7 e 9 anni e non sempre è facile conciliare tutto, sopratutto per gli orari e per le missioni e gli impieghi che ci vengono assegnati. Ma devo dire che volare è semplicemente meraviglioso e se potessi tornare indietro rifarei quasi certamente lo stesso percorso. Per me volare è un sogno che si avvera.

Sara Rossi

Classe 4A _XXV Aprile, Liceo Scientifico, Pontedera


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