NOSport mercoledì 15 febbraio 2017 ore 22:24
Un esempio da non seguire
Dall'Università un programma permanente per la lotta al doping nello sport.
FIRENZE — "Il Consorzio Vero Volley ha deciso di rescindere con effetto immediato il contratto con l’atleta Marcello Forni, tesserato per la società Volley Milano, per avere tenuto dei comportamenti personali – anche se al di fuori dall’ambito sportivo – non consoni e non in linea con i forti principi e i valori che contraddistinguono il Consorzio Vero Volley e tutto il suo operato". Cosi recita il comunicato della società pallavolistica milanese dopo che il suo atleta era risultato positivo a un controllo antidoping della Nado lo scorso 4 dicembre 2016. Questo scandalo è solo uno dei numerosi casi di doping che ogni anno l’organizzazione nazionale antidoping scova tra gli atleti. Ma in cosa consiste questo doping? Si definisce come doping l'assunzione illegale di tutte quelle sostanze che possono consentire di migliorare le proprie prestazioni atletiche sotto il profilo fisico-psicologico. Esistono quattro tipi di sostanze dopanti: stimolanti, narcotici, steroidi, androgeni anabolizzanti e eritropoietina. Tutte queste sostanze migliorano le prestazioni di un atleta ma, a lungo andare,possono provocare degli effetti collaterali nella persona che ne fa utilizzo, per esempio gli stimolanti e i narcotici possono causare insonnia, schizofrenia, l'aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna, fino a sfociare in patologie gravi tra cui l'infarto del miocardio. Marcello Forni, atleta di notevole esperienza, si è lasciato prendere da questa "moda" che negli ultimi anni ha visto aumentare il numero dei suoi "seguaci". Basta ricordare il caso Schwazer del 2012, il maratoneta italiano, campione olimpico della propria specialità alle Olimpiadi di Londra, che risultò positivo all'eritropoietina, causando la sua immediata sospensione da tutte le competizioni mondiali; oppure il caso dell'atleta italiana di beach volley Viktoria Orsi Toth, fermata prima delle scorse Olimpiadi in terra brasiliana poiché positiva alla sostanza Clostebol Metabolina. Questa moda ha avuto larga diffusione nel ciclismo, con circa il 40% dei casi di doping in italia, seguito dal calcio, pallacanestro e nuoto, pur essendo discipline sottoposte a numerosi controlli, mentre tra quelle meno controllate spicca il sollevamento pesi(9,7%), l'handball(6,3%) e il rugby(5,0%).Il doping può essere contrastato con campagne informative sui danni causati dall'utilizzo di queste sostanze di prevenzione. L’università degli studi di Firenze ha ideato e messo a punto una propria campagna denominata “No Doping” (link dell'iniziativa: http://www.drogaprevenzione.it/doping.html).
Mattia Petrucci
4A Liceo Scientifico XXV Aprile - Pontedera
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