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diNOSauri giovedì 14 maggio 2020 ore 20:59

Festa dell’Europa, intervista ad Antonio Tajani

L'ex presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani ha rilasciato a QUInos una intervista curata da tre ragazzi di seconda e terza liceo



BRUXELLES — In occasione della Festa dell’Europa, QUInos ha intervistato Antonio Tajani, vice-presidente del Partito Popolare Europeo e di Forza Italia. Dal gennaio del 2017 al luglio del 2019 Tajani è stato presidente del Parlamento Europeo. 

C’è come l’impressione che l’attuale crisi dovuta al Corona virus stia facendo vacillare l’Unione Europea. Ritiene che il progetto Europa sia a rischio? 

No, non lo credo. Nonostante che l’Europa si sia mossa in ritardo, ogni struttura ha dimostrato di saper agire nel modo giusto: sia la BCE con il “quantitative easing”, sia la Commissione con il progetto “Sure” (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), sia la Banca Europea Investimenti (BEI). Resta da vedere come sarà il Recovery Plan: personalmente mi augurerei un 50% di bond e un 50% di investimenti. 

Posto che l’UE più che un ente geopolitico è un insieme di istituzioni dai poteri limitati, pensa che esse arrivino a convenire sulla necessità di rimodellare l'Unione? E, in quel caso, pensa che questo progetto sia realizzabile nel breve o medio periodo? 

L’Europa non è astrattamente il palazzo di Bruxelles o il Parlamento Europeo, ma è il nostro modello di vita, rappresenta i nostri valori. Siamo tutti figli di una cultura antica e, oggi più che mai, è necessario andare avanti ad onta di chi vuole trasformare l’Europa in una macchina burocratica. Quindi la risposta a entrambe le domande è: sì.

Pensa che il nostro continente sia troppo segnato dalle memorie storiche dei singoli stati per sperare in una rinnovata dimensione culturale basata su un senso comunitario di appartenenza?

Sono fiducioso che ciò possa avvenire, anche se riconosco che quanto dite è, almeno in parte vero: per cui a noi italiani è difficile rinunciare all’identità italiana, o addirittura a quella romana, così come per un francese sarà molto difficile rinunciare a Napoleone. In effetti ognuno in Europa pensa di avere dietro di sé una storia speciale. Ma se riflettiamo bene capiamo che la storia di ogni stato è parte di un'unica storia comune, che è quella europea. Furono i Romani che, per primi, unirono l’Europa con un’unica lingua, con un’unica moneta e con la stesura di un unico codice di diritto, con norme che sono state poi sviluppate e adattate nei vari stati. A conferma del fatto che in Europa lo spirito comunitario ha origini antiche, ricordo quando, in visita all'Università di Perugia, mi mostrarono gli elenchi degli studenti iscritti nell'anno 1300: erano davvero numerosi quelli che provenivano da vari stati europei! Ci sono poi tratti che accomunano noi europei che non troviamo nei paesi orientali come la Cina, il Giappone o l'India, come per esempio l'attenzione per la centralità della persona.

Cittadinanza europea: perché non esistono regole comuni per tutti gli Stati membri? Questo argomento è discusso all’interno delle istituzioni?

Con un po' di amarezza confesso che, al momento, le regole comuni sono ancora un po’ limitate a pochi casi come i passaporti, ma la situazione sta migliorando. L’obiettivo sono gli Stati Uniti d’Europa, ma riconosco che in questo momento l’argomento non è così popolare. Il vero problema a mio parere è che forse solo la Merkel in Germania ha vere capacità di leader ma, pur avendo una forte visione europeista, sarà difficile che possa fare gli interessi di tutti. Per questo la discussione fra le istituzioni europee procede per così dire a scatti, seguendo l'onda di necessità contingenti, come nel caso attuale del Corona Virus e dei provvedimenti che la pandemia richiede per la difesa dei cittadini.

Prima di lasciarci, vorremmo sapere se può spiegarci perché di recente l’UE ha affidato a Blackrock (un gruppo con partecipazioni nel settore dei combustibili fossili per quasi 90 miliardi di dollari, NdR) il compito di vigilare sui criteri di sostenibilità ambientale nelle strategie della BCE.

In effetti si tratta di una scelta fatta dalla Commissione, in linea con la politica Europea nella lotta ai cambiamenti climatici. La Commissione europea ha un piano, il "Green Deal", che prevede operazioni e iniziative che dovranno portare a una ripresa economica resiliente, sostenibile e giusta. Sarà necessario vigilare per verificarne la sua corretta applicazione.
Vi ringrazio per l'intervista e vorrei concludere invitando tutti a seguire gli insegnamenti in chiave cristiana sui temi Europei lasciati da Papa Giovanni Paolo II.

Ludovica Straffi, Tommaso Becchi, Classe 3C e Federico Spagna, Classe 2C

Liceo Michelangiolo, Firenze


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